domenica 20 novembre 2011

Armonia secondo Filolao

martedì, 18 settembre 2007

Armonia
secondo Filolao di Crotone (o di Taranto?)

Escher_Cortecce concentriche_xilografia_1953


"Intorno a natura ed armonia le cose stanno così: la sostanza delle cose, che è eterna, e la natura stessa, richiedono una conoscenza divina, non umana; oltre che poi sarebbe impossibile che alcuna delle cose esistenti diventasse da noi conosciuta, se non avesse a fondamento la sostanza delle cose che formano il cosmo, cioè delle terminanti e delle interminate. Ma poiché i principii erano essenzialmente non simili fra loro né omogenei, sarebbe stato impossibile creare con essi un cosmo, se non fosse intervenuta armonia, comunque ella abbia avuto origine. E certo le cose simili e le omogenee non avrebbero avuto alcun bisogno di armonia; bensì le dissimili e le eterogenee o di serie diversa hanno bisogno di essere collegate da un tal genere di armonia, per la quale possano restare unite in cosmo."

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E' estasiante questo ragionamento che un po' si avviluppa su se stesso e si avvita in idee concentriche simili all'idea di cosmo che tenta di enucleare come da profondità abissalmente remote. Se solo una mente divina può comprendere l'essenza della natura, la mente umana può solo cogliere l'evidenza delle cose in virtù degli elementi che le rendono conoscibili. La conoscenza, quindi, è nelle cose stesse che formano il cosmo, e l'armonia, "comunque ella abbia avuto origine", è ciò che rende possibile la composizione mutevole di cose esse stesse mutevoli nel loro attuarsi.

Per assonanza ricordo Dante che a Beatrice fa dire: «Le cose tutte quante /
hanno ordine tra loro, e questo è forma / che l'universo a Dio fa simigliante». [Paradiso, I, 103-105]
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Testo da: Pitagorici. Testimonianze e frammenti, La Nuova Italia, Firenze, pagg. 203-207

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